il vecchio blog

Note legali

Questo blog non va considerato testata giornalistica: poichè i suoi post non vengono aggiornati con cadenza periodica e preordinata, non può costituire prodotto editoriale, ai sensi della legge n.62 del 7.3.2001. Solo i responsabili, possono pubblicare messaggi e commenti in questo Blog. I messaggi e i commenti sono moderati dai responsabili del blog, verranno verificati pubblicati a loro discrezione. Le immagini pubblicate, quando non sono di proprietà degli autori, sono procurate con licenza di pubblico dominio o prese liberamente dalla rete. Nell’eventualità che qualcuna violasse i diritti di produzione, si pregano gli interessati di darne comunicazione a questo blog perché si provveda prontamente alla cancellazione. I contenuti del Blog sono di libero uso è richiesta, in caso di utilizzo o ripubblicazione degli stessi però la esplicita citazione della fonte.

UNA MILITANZA NUOVA CON UN SAPORE ANTICO:Una proposta per un’organizzazione di un partito moderno

Vale anche per un'associazione

è il riassunto di due articoli che ho postato qualche mese fa

Negli ultimi anni, sempre più, i partiti si sono avvicinati, come modello organizzativo, al modello plebiscitario-leaderistico proprio delle democrazie contemporanee. Il trascorrere del tempo sembrava dare ragione a questo modello. il continuo aumento dell’astensionismo avrebbero dovuto far comprendere ai partiti che bisognava modificare questo modello.

L’epoca dei partiti di massa, con quei processi di mobilitazione tipici del modello, è stata superata, negli ultimi anni dal modello del partito plebiscitario-leaderistico. Tale modello ha prodotto un distacco dei cittadini dalla vita dei partiti che si è riflesso nel continuo aumento dell’astensionismo alle elezioni.

Un partito, per eliminare la tendenza dell’allontanamento dalla vita democratica dei cittadini, deve puntare alla partecipazione ed al coinvolgimento non solo esterno (campagna elettorale) ma anche interno

(partecipazione alla vita del partito).

Un dei filoni del pensiero democratico contemporaneo può aiutarci nella risposta: quello della democrazia deliberativa.

La questione del distacco tra cittadini e partecipazione alla vita dei partiti deve essere affrontata innanzitutto partendo dalla questione della democrazia interna ed in particolare su tre terreni, come afferma Floridia, Responsabile dell'Ufficio e Osservatorio elettorale della Regione Toscana, in un suo saggio :

- la selezione dei candidati del partito alle cariche pubbliche. Le primarie devono essere ben regolate e cioè bisogna affidare un ruolo decisivo agli iscritti, per la presentazione delle candidature, agli organismi dirigenti, per la definizione di regole condivise e ad un corpo elettorale esterno non indefinito attraverso elenchi degli elettori registrati;

- il rapporto tra leadership, iscritti, elettori;

-il ruolo e la concezione della partecipazione nella vita del partito.

Il modello leaderistico-plebiscitario comporta il fatto che il leader risponda solo a coloro i quali lo hanno scelto, al contrario dobbiamo pensare ad una concezione della leadership che renda conto costantemente e risponda delle proprie scelte e dei propri orientamenti agli organi democratici

rappresentativi di un partito da cui è stata eletta, senza che questo feedback abbia dei risvolti eccessivamente burocratici e senza che questo confronto costante limiti l’azione del leader.

Bisogna costruire la possibilità di una partecipazione larga e diffusa con l’esistenza di sedi e procedure permanenti di confronto politico e discussione, creando nuovi canali e nuovi strumenti di partecipazione, organizzazione e mobilitazione, integrando i vecchi sistemi partecipativi con quelli messi a disposizione dalle nuove tecnologie.

Per produrre una efficace partecipazione di un iscritto alla vita del partito però questo deve essere messo in condizione di essere totalmente informato circa gli argomenti su cui si devono prendere decisioni, le

alternative, i pro e i contro delle varie scelte.

Bisogna, ovviamente, tenere conto dei tempi della comunicazione in politica e non sempre quindi si possono aspettare dei tempi lunghi.

Proprio per questo bisogna distinguere tre livelli di azione strategica, ognuna contraddistinta da diverse procedure:

Il primo, più generale, è quello definito dall’insieme dei valori e dei principi costitutivi di un partito. E’ la cornice generale, su cui si esprime un’adesione generale alle “ragioni” di un partito, alle sue finalità storiche, alla sua “missione”, ai suoi “ideali”. Questa cornice non è soggetta ad una ri-discussione permanente e non ha bisogno di una costante opera di ridefinizione;

Il secondo livello è quello che definisce l’orizzonte politico-strategico di breve e medio periodo di un partito: i principi programmatici generali, sulle diverse e principali aree di policy; la “linea politica” in materie di alleanze, le scelte di strategia elettorale, ecc. Qui, un grande ruolo spetterebbe agli organismi rappresentativi di direzione politica espressi dal congresso: riunioni e discussioni periodiche, che permettano di misurare opinioni e orientamenti presenti nel partito. Anche su queste scelte è possibile, o necessario, che si esprima quella che possiamo definire una più larga “opinione pubblica del partito”, attraverso riunioni degli organi dirigenti periferici e assemblee di base, eattraverso –anche in questo caso –luoghi e sedi di dibattito, che magari non potranno avere ricadute immediate sugli orientamenti degli organismi rappresentativi, ma possono nondimeno creare un “clima” di opinione su cui misurare il grado di condivisione che la “linea politica” del partito riceve.

Il terzo livello è quello che riguarda il processo di elaborazione delle specifiche politiche di un partito. Un partito vive di un’azione permanente di proposta e di elaborazione su un insieme di questioni, anche “minori”, su cui si misura la sua capacità di entrare in contatto e intercettare la domanda politica che emerge dalla società. Naturalmente, risultano qui decisive le fasi e i tempi del processo decisionale: un partito non può essere un forum permanente,deve produrre proposte di policy

con la necessaria concretezza e la giusta concisione dei tempi della decisione. Un partito che si ispiri ad una visione deliberativa della democrazia costruisce le condizioni perché si possano strutturare e

organizzare rigorosamente le fasi e i momenti dell’elaborazione programmatica e perché queste possano vedere il più largo coinvolgimento possibile dei soggetti che risultino, a vario titolo, interessati.

Ma la condizione essenziale è che la possibile partecipazione avvenga in una fase preliminare del processo, quando ancora sono possibili diverse opzioni, quando opinioni e giudizi dei partecipanti si possono formare e trasformare, costruendo contesti dialogici strutturati, che permettano di valorizzare l’apporto di tutti i punti di vista.

Qui un’informazione corretta (la definizione del problema, i dati necessari ad una sua corretta formulazione, i dati necessari per una corretta valutazione dei costi e dei benefici delle diverse possibili soluzioni, ecc.) sono un requisito ex ante della partecipazione.

Un aspetto da non sottovalutare sull’argomento partecipazione e nuova organizzazione di partito è quello digitale.

In generale, il tema dei nuovi mezzi di comunicazione digitale, in particolare i social network e altri mezzi,i cosiddetti ICT (Information and Comunication Technologies) richiama la concezione, o spesso i miti, che stanno accompagnando la cosiddetta E-Democracy. Da questo punto di vista, la grande mole di ricerche e di proposte, anche di natura teorica, che si sono sviluppate intorno a questo tema, sembrano potersi raggruppare intorno a tre possibili modelli, tra loro alternativi:

il primo che vede nei nuovi media l’occasione per praticare e rilanciare vecchie e nuove forme di democrazia diretta, superando quei vincoli spazio-temporali che, tradizionalmente, sono stati visti come una giustificazione della democrazia rappresentativa;

il secondo, che si ispira al pensiero comunitarista, vede nella rete il luogo per rinsaldare vincoli e identità comunitarie;

il terzo, che si ispira alla democrazia deliberativa, vede nelle nuove tecnologie un possibile, formidabile ausilio alla creazione di un nuovo spazio pubblico discorsivo.

Dall’altra parte, un partito fondato su una base associativa organizzata potrebbe ispirarsi alla terza concezione, cioè ad un approccio deliberativo: ma a certe condizioni.

La rete offre straordinari strumenti per allargare e velocizzare la circolazione delle idee e delle opinioni,ma non può essere una rete “parallela” e non comunicante con l’altra rete, fondamentale per questo

diverso modello di partito, quella associativa e collettiva.

 

 

L’ALTERNATIVA POSSIBILE AL MODELLO DI PARTITO ATTUALE

 

La teoria deliberativa si basa sull’idea che le decisioni negli organismi dirigenti vengano prese attraverso discussioni pubbliche, secondo il principio della massima “inclusività”, i cui cardini essenziali devono essere imparzialità, parità ed eguaglianza. Queste discussioni pubbliche si dovrebbero fondare sulle logiche trasformative, cioè sulla costruzione di spazi in cui si possano sviluppare gli argomenti ed in cui si

discute con procedure regolate e strutturate, spazi in cui si possano confrontare i diversi punti di vista su un problema, in cui si possa costruire un processo di apprendimento collettivo ed in cui si possa anche verificare un processo di mutamento delle opinioni e dei giudizi iniziali, processi e discussioni che esulano quindi dal correntismo.

Si può arrivare alle decisioni in due modi o attraverso la negoziazione tra le diverse posizioni o attraverso un voto. In un caso o nell’altro l’importante è che tutti si sentano compartecipi della decisione e che possano riconoscere il fatto che si sia discusso della loro opinione e che la si sia presa in considerazione.

Attraverso tutto ciò si incide sulla qualità democratica della deliberazione che porta ad una maggiore legittimazione della decisione finale, ma questo comporta anche un effetto non secondario: l’abolizione o il contenimento dell’esplicarsi delle posizioni correntizie sui mezzi di informazione che troppo spesso danno una visione atomizzata di un partito politico e di conseguenza generano nell’opinione pubblica confusione e difficoltà nell’individuazione di una linea unica.

Portando avanti questo modello di partito, basato sul modello deliberativo, si vuole trovare il migliore antidoto al partito basato sulla visione plebiscitaria della democrazia.

Il modello di partito “rappresentativo-deliberativo” si basa, da un lato, sulla procedura di tipo classico congressuale e sulle primarie attraverso le quali si eleggono organismi rappresentativi che eleggono segretari ed organismi esecutivi (che, come già affermato precedentemente, sono chiamati a rispondere del loro operato periodicamente), sono rappresentativi di una platea più ampia da cui raccoglie contributi con un insieme di pratiche e di meccanismi formali e informali. Dall’altro lato l’organizzazione del partito dovrà assumere come modello quello della comunicazione organizzativa, che ha funzione motivazionale, valoriale , organizzativa e socio-relazionale che è l’insieme dei processi di creazione e diffusione di informazione e di messaggi entro e tra le diverse reti di relazioni interne ed esterne all’organizzazione coinvolgono i membri interni, i collaboratori esterni e tutti i soggetti interessati e coinvolti nella vita dell’organizzazione.

Tale modello, a prima vista, può sembrare che condanni il partito all’impotenza, ma se si analizza più attentamente sta proprio nelle procedure di decisione collettiva descritte prima (tra cui i tempi certi della

discussione), la chiave di volta per impedire questo immobilismo .

A livello pratico come organizzare un partito che risponda alle linee descritte? Lavorando secondo il seguente iter: conoscenza del problema;raccolta di tutti i dati utili per approfondire la questione; scelta della posizione del partito; diffusione della posizione; modalità per raggiungere l’obiettivo; pubblicità del raggiungimento dell’obiettivo o delle cause del mancato raggiungimento.

Innanzitutto bisogna prendere coscienza delle problematiche territoriali attraverso l’interazione costante con i cittadini singoli o associati in qualsiasi voglia forma, anche attraverso l’organizzazione di momenti di ascolto pubblici (tavolini, assemblee pubbliche etc…);

Organizzare servizi (dopo scuola sociale, sportello informalavoro, sportello per i consumatori etc…) all’interno dei circoli per coinvolgere le persone del territorio da un lato e gli iscritti dall’altro;

Organizzando il partito a livello territoriale con i circoli, l’unione comunale nelle città dove sono presenti più circoli, le federazioni provinciali (finché esisterà l’ente locale corrispondente) che serviranno per organizzare e coordinare campagne territoriali, le federazioni regionali e quella nazionale;

Organizzando il partito in forum tematici coordinati dal responsabile della segreteria corrispondente, forum organizzati anche attraverso ICT poiché non sempre è possibile per le persone spostarsi a livello regionale se non addirittura provinciale.

I forum tematici, quindi, possono essere organizzati attraverso il web così:

-forum tematico interno al partito nel quale i componenti, la cui identità deve essere accertata, discutano e redigano la posizione del partito anche attraverso l’ascolto di esterni o la lettura di documenti per conoscere al meglio l’argomento per prendere una posizione consapevole. In caso di posizioni diversificate all’interno del forum non conciliabili attraverso la negoziazione queste vengono messe in votazione posizioni o all’interno del forum o all’interno degli organismi dirigenti, oppure, soluzione che sarebbe preferibile, si organizza il referendum tra gli iscritti che, prima di votare, dovranno essere pienamente informati sulle posizioni attraverso documenti e assemblee;

-Pagina sui social network per diffondere la posizione. La pagina serve come interfaccia con i cittadini e gli iscritti al Partito. Per evitare eccessivo carico di lavoro si potrebbero indicare i giorni nei quali si risponderà alle domande o, comunque, vi sarà qualcuno presente;

-All’interno della pagina web del partito, costruire una pagina del forum tematico con possibilità di interagire per l’utenza, indicando anche qui i giorni nei quali si risponderà ai quesiti, ai commenti;

-Dopo l’ufficialità della posizione del partito, organizzazione di seminari, convegni, tavole rotonde, eventi per confrontarsi con le parti sociali, con associazioni, movimenti e amministrazioni pubbliche;

-Diffusione attraverso i social (pubblicando sui siti e sulle pagine di maggior interesse), attraverso volantinaggi, manifesti, raccolte firme e quant’altro della posizione del partito sull’argomento;

-Organizzazione di eventuali corsi di formazione per gli iscritti al partito, secondo il principio che la migliore pubblicità per il partito è il partito stesso attraverso i suoi componenti;

 

Un’organizzazione che, a prima vista, po’ sembrare “pesante”, ma che in realtà garantisce Coinvolgimento, Partecipazione, Comunicazione, crescita di gruppi dirigenti, utilizzo delle competenze, un partito che garantendo partecipazione utile, garantisce tutti gli iscritti.

Tutto quello che è stato rappresentato finora, prefigura un modello di partito che abbia l’ambizione di porre in essere una visione alta e coinvolgente della partecipazione e della rappresentanza.

I partiti possono tornare ad essere, in forme moderne, un luogo della partecipazione politica:

partecipazione dei cittadini attraverso i partiti, ma anche partecipazione dei cittadini nei partiti.

 

Scrivi commento

Commenti: 0